Prosopagnosia, cosa è e come si cura

Avete mai sentito parlare di prosopagnosia? Un termine non molto diffuso ma magari se siete fan di Caparezza avete notato che nel suo ultimo album Prisoner 709 c’è una canzone che si intitola proprio così. Ebbene, trattasi di un deficit cognitivo-percettivo che non fa riconoscere i volti delle persone conosciute e alle volte impedisce addirittura il riconoscimento anche del proprio volto, se lo si guarda allo specchio o in una foto. È uno speciale tipo di agnosia di tipo visivo. L’etimologia del termine deriva dal greco prosopon, faccia, e agnosia, non conoscenza o non conoscere.

Ne esistono di due tipi: la prosopagnosia acquisita, che si presenta di solito dopo un trauma o una lesione dell’area cerebrale, essa si sviluppa nel corso della vita in seguito ad un danno neurologico o presunto tale; poi c’è quella congenita, presente fin dalla nascita in un cervello sano, di cui non si conoscono le cause. Tale patologia può portare alla depressione e a stati d’ansia sociale, inoltre è diffusa una notevole difficoltà nell’instaurare relazioni sociali (anche con parenti ed amici), a scuola e a lavoro. Quando si presenta nelle sue forme più gravi la prosopagnosia rende impossibile il riconoscimento delle espressioni facciali e dell’età dell’interlocutore, addirittura non si riesce a distinguere il sesso di chi si ha davanti e il proprio volto, ed è molto difficoltoso distinguere oggetti da animali.

I maggiori casi di prosopagnosia derivano da lesioni cerebrali nella zona della porzione infero-mediale dell’area temporo-occipitale del cervello. Sovente è inoltre l’effetto di cause come tumore, gravi encefaliti, morbo di Parkinson e Alzheimer.

Al giorno d’oggi non vi sono specifiche terapie che possano far guarire dalla prosopagnosia, nonostante vi siano alcune tecniche e cure atte sia a diagnosticarla sia a guarirla. Alcuni specialisti sostengono che per curare la prosopagnosia è necessario risalire alle cause che l’hanno fatta insorgere, qualora si tratti del tipo acquisito, in altre parole è necessario un trattamento terapeutico di tipo psicologico ed eventualmente psichiatrico.

 

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